“Voglio vivere per essere amato, non per morire qui”

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Violenza strutturale, grida di aiuto, rivendicazioni di dignità e libertà: voci dal CPR di Trapani

Circa 150 persone si trovano trattenute in queste ore nelle gabbie del CPR di Trapani.

Il CPR è uno strumento di deterrenza e tortura volto a soggiogare le persone, minarne i desideri, impedire la libertà di movimento.

Ieri le persone trattenute hanno iniziato uno sciopero della fame, contro la detenzione e contro le condizioni disumane in cui sono costrette nella vita quotidiana. Chiedono libertà e dignità.

A fronte di una sistematica privazione dei telefoni cellulari, della distruzione delle telecamere dei dispositivi talvolta concessi, e della soppressione violenta dei tentativi di queste persone di documentare la vita in questi luoghi, alcune di loro sono riuscite a farci arrivare le loro voci, i loro pensieri, le loro grida di aiuto.

h.18,00 – 24 Marzo 2025 M. “Vogliono prenderci il telefono per non farci raccontare cosa succede. Siamo in sciopero della fame. Non ce la facciamo più a stare qui. Non ce la facciamo più. Abbiamo cominciato oggi 24 marzo.”

A. Un tunisino ed un egiziano una settimana fa hanno fatto la corda [ndr. hanno provato ad impiccarsi] perché sono da tanti anni in Italia, e piuttosto che il rimpatrio è meglio la corda.M.Ora sono qui fuori con caschi e manganelli per picchiarci. Tra poco ci toglieranno anche questo telefono che usiamo in 40. Hanno rotto il video del telefono, prima di darcelo. Ora vogliono togliercelo. Perchè?Ecco stanno entrando con i bastoni per menarci. Aiuto. Abbiamo bisogno di aiuto. Perché tutto questo?BASTA. Basta. Aiuto. Aiutateci.

h. 2.00 – 25 Marzo 2025 A. Ci hanno riempito di botte. Ci sono 9 feriti. Qui ci sono tanti “piccoli”, ragazzi di 19, 20 anni. Dormono adesso. Sono tutti stanchi. Siamo trattati peggio degli animali. Peggio dei cani.Abbiamo letti di cemento e lenzuola di carta. Ci danno un rotolo di carta igienica per 15 giorni. Fate vedere dove viviamo e come viviamo.

M. Ci tagliamo i capelli in una celletta per scimmie. Molti di noi erano andati in questura per il rinnovo [ndr. dei documenti]. Alcuni avevano un contratto di lavoro. Guarda cosa è successo! Siamo qui ora. Nessun diritto. Peggio degli animali. Racconta come viviamo qui. Siamo persi. Siamo persi. Qui nessuno entra, venite a vedere dove siamo. Venite a vedere i bagni, ogni stanza, il cibo che ci danno. Voglio vivere per essere amato, non per morire qui.

Pubblichiamo le voci delle persone trattenute e non le immagini. Riceviamo foto che documentano gli spazi disumani in cui le persone sono confinate, la violenza intenzionalmente inflitta per reprimere i tentativi di raccontare all’esterno quanto accade, le ferite, i tentativi di suicidio, come ultimi atti di possibile libertà.

Atti di documentazione coraggiosi, nonostante la consapevolezza della violenza che sarebbe seguita per reprimerli.

Restiamo a fianco di queste persone, ingiustamente private della libertà, criminalizzate e disumanizzate dal regime di frontiera.

Chiediamo la chiusura immediata di questi luoghi indegni, e la liberazione di tutte le persone trattenute!

Rete siciliana contro il confinamento

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