Il documento redatto dalle ricercatore e attiviste di Mem.Med ripercorre le politiche di violenza, repressione e gestione delle migrazioni nel Mediterraneo durante l’estate e l’autunno 2024, concentrandosi sul deterioramento delle libertà e dei diritti delle persone che tentano di superare i confini, sulle politiche di rimozione politica dei crimini nel Mediterraneo e sulle lotte portate avanti dalle famiglie delle persone scomparse.
In una prima parte si analizzano le nuove forme di esternalizzazione delle frontiere europee e di militarizzazione del mare che sono state introdotte in questi ultimi mesi: la costruzione della Nuova Regione di Ricerca e Soccorso (SRR) tunisina che estende il controllo delle autorità tunisine in mare, aggravando le violazioni dei diritti umani attraverso respingimenti e deportazioni; così come l’accordo Italia-Albania che regolamenta la deportazione e la detenzione delle persone in centri di privazione della libertà collocati sul territorio albanese.
Successivamente ci si sofferma sulla forme di criminalizzazione che colpiscono le persone in movimento e la solidarietà in mare e in terra: le accuse di scafismo contro le persone che viaggiano, le restrizioni alle attività delle Ong che fanno attività di soccorso in mare, decreti legge sempre più ostativi della libertà di dissenso che colpiscono stranieri e locali.
Nella seconda parte, il rapporto vuole raccontare le attività svolte sul campo nel corso dell’estate-autunno 2024 in relazione al supporto socio-legale alle famiglie delle persone migranti disperse e decedute nel Mediterraneo che sono alla ricerca di verità e giustizia per i loro cari. In particolare, si espongono le criticità e i problemi che le famiglie devono affrontare, lottando contro le negligenze da parte degli Stati e degli organismi internazionali e confrontandosi con l’indifferenza pubblica.
Il centro del rapporto sono le storie di vita di alcune persone che vogliamo omaggiare, le vittime del regime di frontiera morte in mare cercando la libertà – tra queste, Aisha Aissatou, Youssef, Ijaz, Ibne Hassan, Abdulrahman – e le loro madri, sorelle, padri e fratelli dall’Africa subsahariana, dal Nord Africa o dal Medio Oriente che lottano per verità e giustizia. Le loro biografie, testimonianze e denunce sono il cuore della resistenza alle politiche di morte nel Mediterraneo.
Davanti ad un regime delle frontiere che uccide, la risposta che possiamo dare è politica, una politica concreta, che sfida le intimidazioni, gli ostacoli amministrativi e giuridici, e la solitudine. Una risposta che crei legami tra le sponde del Mediterraneo, che crei rete, per supportarci a vicenda nella lotta per un mondo senza frontiere, rispettoso della vita di ciascuna.
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