Tra asfalto e terra: repressione, proteste e autogestione (migrante) ai margini della Tunisia

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Rubrica “Resistenze ai confini”

Gennaio 2025

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Nelle periferie di Sfax, capitale economica della Tunisia, nascosti tra gli ulivi, migliaia di persone migranti provenienti dall’Africa subsahariana vivono in campi informali, sfuggendo alla repressione delle autorità e alla violenza diffusa nelle città tunisine. Lontano dagli occhi del mondo, queste olivete sono diventate rifugio e trappola allo stesso tempo: spazi di sopravvivenza forzata, segnati dall’estrema precarietà e da una costante minaccia di espulsione, ma anche luoghi di resistenza e di lotta quotidiana.

Questa crisi umanitaria, acuitasi negli ultimi due anni, affonda le radici in un sistema di esclusione che, dopo il discorso xenofobo del presidente tunisino nel febbraio 2023, si è tradotto in politiche repressive, licenziamenti su base razziale, sgomberi e attacchi contro le comunità nere. Costretti a fuggire dalle città, molti si sono rifugiati nelle campagne, dove l’indifferenza delle istituzioni e delle organizzazioni internazionali ha lasciato spazio a una forma di resistenza dal basso, costruita da chi, ogni giorno, combatte per esistere.

In questa seconda puntata di Resistenze ai confini, racconteremo le storie di chi non si arrende. Attraverso le voci di Joy, Josephus, David Yambio e del dottor Ibrahim, esploreremo le pratiche di autogestione e solidarietà nate all’interno di questi spazi di esclusione. Joy, giovane nigeriana richiedente asilo in Tunisia, con il suo lavoro di nursery all’interno delle comunità migranti, incarna la lotta quotidiana delle donne che, nonostante le difficoltà, continuano a prendersi cura degli altri.

Josephus, attivista di Refugees in Tunisia, ci guiderà nella ricostruzione delle mobilitazioni di protesta organizzate davanti alle sedi dell’UNHCR e dell’OIM, nel tentativo di chiedere protezione e diritti per chi è stato abbandonato.

David Yambio, fondatore di Refugees in Libya, ci offrirà uno sguardo transnazionale sulla resistenza migrante, raccontando come il movimento nato dalle proteste di Tripoli tra il 2021 e il 2022 abbia ispirato altre mobilitazioni nel Nord Africa.

Infine, il dottor Ibrahim, parte del Black Medical Team, condividerà la sua esperienza di medico tra gli accampamenti informali, mostrando come, anche in condizioni estreme, sia possibile creare reti di cura e salvare vite.

Queste testimonianze restituiscono un quadro complesso, in cui la violenza sistematica si intreccia con forme di organizzazione collettiva che sfidano il sistema di esclusione imposto ai confini d’Europa. Resistere, in questo contesto, significa non solo sopravvivere, ma anche costruire alternative di comunità, prendersi cura degli altri, denunciare l’ingiustizia e immaginare futuri diversi.

Attraverso questa pubblicazione, vogliamo offrire uno sguardo critico su ciò che accade nelle olivete di Sfax, ma anche valorizzare le voci di chi continua a lottare per un mondo più giusto. Perché la memoria di queste resistenze è un atto politico: raccontarle significa non lasciarle scomparire.

Ci uniamo quindi allo sforzo delle persone che vivono e resistono in Tunisia alla violenza istituzionale, avviando una raccolta fondi per sostenere le loro lotte quotidiane.

Potete contribuire con una donazione al seguente IBAN:

IT74G0501804600000011411485, scrivendo come causale “Sfax Medical Team” e intestatario: MEM.MED MEMORIA MEDITERRANEA ETS.

Ogni contributo è un gesto concreto di solidarietà e resistenza.

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