
Mem.Med Memoria Mediterranea in collaborazione con la Clinica Legale per i Diritti Umani di Palermo presenta il progetto “TraMe: Tracing Memories”, volto a favorire la ricerca e l’identificazione delle persone migranti scomparse o decedute nelle zone di frontiera del Mediterraneo, supportando le loro famiglie e comunità di appartenenza nelle richieste di memoria, verità e giustizia.
“TraMe: Tracing Memories” è finanziato da ActionAid International Italia E.T.S e Fondazione Realizza il Cambiamento nell’ambito del progetto “THE CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment” cofinanziato dall’Unione Europea.
La frontiera mediterranea è la rotta migratoria più letale al mondo. Secondo l’OIM, dal 2014 a oggi, sono scomparse e decedute più di 30 mila persone. Si tratta di persone che hanno attraversato il Mediterraneo in cerca di libertà, di stabilità e di realizzazione, sfidando i dispositivi di contenimento e blocco delle partenze implementati dai Paesi europei e dai Paesi terzi nelle zone di confine di mare e di terra.
Le statistiche – che sono una stima parziale dell’effettivo numero morti – raccontano della sparizione silenziosa di migliaia di persone, i cui corpi spesso vengono inghiottiti dal mare, in assenza di ricerche approfondite o recuperi tempestivi. Infatti, spesso i naufragi avvengono nel silenzio, ignorati dall’opinione pubblica e dalla narrazione mediatica, mentre le operazioni di soccorso dei naufraghi e di recupero dei corpi vengono ostacolate da politiche migratorie in materia SAR sempre più restrittive.
Le politiche di frontiera che governano la mobilità umana nel Mediterraneo ostacolano dunque il rispetto dei diritti delle persone in movimento anche dopo che queste persone perdono la vita nel tentativo di attraversare i confini stessi.
Non sempre i corpi vengono restituiti dal mare e anche quando vengono recuperati, la raccolta dei dati ante e post mortem – necessaria all’identificazione delle salme e quindi al loro riconoscimento e ad una degna sepoltura – non viene implementata dalle autorità preposte in maniera strutturale.
Ciò avviene non solo in mare ma anche in terra: nelle zone di trattenimento e di privazione della libertà personale come i centri Hotspot e CPR.
Manca, infatti, un sistema nazionale organizzato di ricerca e identificazione dei cd missing migrants così come un canale di accesso alle procedure necessarie a tale scopo che sia percorribile dalle famiglie che si trovano in Italia, in Europa o all’estero. Ciò fa sì che i corpi che arrivano sulle coste della Sicilia, della Sardegna, della Calabria e del sud Italia siano spesso destinati a rimanere senza nome, a diventare un numero su una lapide anonima e a cadere nell’oblio.
Appare chiaro, tuttavia, che il diritto all’identità e il diritto alla sepoltura e al lutto va garantito e tutelato anche in favore dei cd missing migrants, così come stabilito dalle normative europee e internazionali. Del pari è necessario che sia garantito ai loro familiari il “diritto di sapere”, diritto che viene loro sistematicamente negato: il difficile accesso alla giustizia compromette l’effettiva tutela giurisdizionale, il diritto alla verità e all’integrità psico-fisica.
Ne discende che la violenza di queste morti di frontiera ricade in maniera ancor più drammatica su famiglie, comunità amicali e di appartenenza delle persone in movimento che vengono per lo più estromesse dai processi di riparazione e giustizia, e per di più spesso criminalizzate nell’espressione delle loro richieste e nell’esercizio delle mobilitazioni pubbliche.
A partire da queste premesse, il progetto prevede:
• La facilitazione delle pratiche di accesso alle procedure di ricerca, identificazione ed eventuale rimpatrio delle salme dei missing migrants nel Mediterraneo, attraverso un sostegno socio-legale, logistico e psicologico rivolto alle famiglie che cercano i propri cari scomparsi o deceduti, con il fine di riconoscere i morti di frontiera, restituire loro un nome e permettere la celebrazione della loro morte e della loro memoria.
• La promozione di interlocuzioni con le istituzioni locali e nazionali con il fine di garantire il rispetto delle procedure di identificazione dei corpi, una degna tumulazione della salma o il rimpatrio nel Paese di origine nel rispetto delle normative nazionali, europee ed internazionali per tutte le persone straniere decedute nelle zone di frontiera di mare e di terra, su richiesta dei loro familiari e/o di loro rappresentanti.
• Il monitoraggio delle pratiche di violenza e violazione dei diritti nel Mediterraneo, mediante la redazione di rapporti che denuncino il razzismo intrinseco del sistema frontaliero, documentando sia le prassi discriminatorie e violente che determinano le sparizioni lungo le rotte migratorie e nelle aree di confine terrestri sia gli ostacoli e le mancanze che impediscono il completo ed effettivo riconoscimento delle vittime e la loro degna sepoltura.
• La costruzione di una memoria attiva e partecipativa del Mediterraneo che tenga traccia dei nomi e delle storie di coloro la cui morte viene sistematicamente normalizzata. Attraverso la valorizzazione delle traiettorie di vita delle persone scomparse, la diffusione delle testimonianze e delle richieste presentate da sopravvissuti e familiari dei morti di frontiera si intende sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni competenti sull’urgenza di riconoscere la memoria di queste persone e impedire che queste morti siano dimenticate e continuino a ripetersi.
Per maggiori informazioni: info@memoriamediterranea.org
Il progetto The CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment, cofinanziato dall’Unione Europea e promosso da Fondazione Realizza il Cambiamento e ActionAid International Italia E.T.S. mira a promuovere, proteggere e far rispettare i Diritti e i Valori dell’Unione Europea con un approccio fondato sulla partecipazione dei/delle portatori/trici di diritti e sull’empowerment degli/delle stessi/e nel rivendicare i propri diritti. Il progetto coinvolge 70 realtà attive in tutta Italia, creando così una rete del cambiamento in grado di ascoltare e rispondere ai bisogni specifici e concreti di ogni territorio e comunità.
Scopri di più sul progetto > thecare.actionaid.it
Per maggiori informazioni sull’intero progetto The CARE – Ufficio Stampa ActionAid
ufficiostampaactionaid@actionaid.org
Il contenuto di questo articolo rappresenta l’opinione degli autori che ne sono esclusivamente responsabili. Né L’Unione europea né l’EACEA possono ritenersi responsabili per le informazioni che contiene né per l’uso che ne venga fatto. Analogamente non possono ritenersi responsabili ActionAid International Italia E.T.S. e Fondazione Realizza il Cambiamento.