Memoria Mediterranea

NoMore: Monitoring Italian-Tunisian Border Practices

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Presentazione del Progetto NoMore: Monitoring Italian-Tunisian border practices

NoMore: Monitoring Italian-Tunisian Border Practices, promosso da Mem.Med Memoria Mediterranea in collaborazione con Oxfam Italia, è un’iniziativa finanziata dal progetto Human Mobility Initiative Fund. Il progetto si propone di monitorare e denunciare le pratiche di frontiera lungo la rotta migratoria del Mediterraneo Centrale, con particolare attenzione al percorso Tunisia-Italia. Il progetto mira a mettere in discussione la crescente militarizzazione e disumanizzazione delle migrazioni nel Mediterraneo, contribuendo alla costruzione di una contro-narrazione dal basso che restituisca centralità alle persone migranti e alle loro comunità, nonché un supporto operativo-logistico nella ricerca e identificazione delle persone decedute o disperse nelle zone di frontiera e alle famiglie e comunità che chiedono verità e giustizia.

Contesto Mediterraneo :

Il Mediterraneo, un tempo crocevia di scambi culturali e simbolo di ricchezza, è oggi il teatro di politiche di deterrenza che limitano la mobilità umana attraverso strategie di selezione e controllo estremo. Respingimenti, confinamento, deportazioni forzate, finanziamenti a Paesi terzi per rafforzare le capacità securitarie e le operazioni marittime condotte da forze di polizia e attori non statali mostrano come l’Unione Europea (UE) e i suoi Stati membri abbiano trasformato questa regione in una zona di esclusione e disuguaglianza. Tali pratiche colpiscono le popolazioni che migrano dal sud al nord globale, generando gravi violazioni sistematiche dei diritti fondamentali. Diventa urgente denunciare queste violenze strutturali e sistemiche, monitorandone gli sviluppi e le conseguenze mortifere, sia in Tunisia che nell’intera area mediterranea.

Il progetto NoMore: monitoring Italian-Tunisian border practices, si propone come obiettivo di supportare le azioni di denuncia, le mobilitazioni e le istanze portate avanti dalle persone migranti e dalle loro famiglie, promuovendo al contempo attività di advocacy presso i governi europei e le istituzioni dell’UE affinché implementino politiche rispettose della dignità umana. Tra gli obiettivi principali vi è una revisione critica dello status di “paese sicuro” attribuito alla Tunisia, ponendo al centro i diritti delle persone in movimento e contrastando la priorità totalizzante del contenimento.

Obiettivi del Progetto NoMore

  1. Documentazione e denuncia delle violazioni dei diritti umani: Il progetto mira a creare un dossier che documenti le violazioni dei diritti umani legate alla gestione delle frontiere, in particolare nel contesto delle rotte migratorie che collegano Tunisia e Italia. Sarà prodotto un report analitico che esplora le pratiche di respingimento, le violazioni in mare, le morti e le sparizioni lungo queste rotte, con particolare attenzione all’impatto che hanno avuto su queste i finanziamenti europei, al fine di promuovere una revisione degli accordi internazionali. Questo dossier avrà come obiettivo quello di spingere per una revisione delle politiche migratorie e dei trattati tra l’UE e i paesi del Maghreb, in particolare la Tunisia, per garantire che non vengano considerati “paesi sicuri” dove vengono tutelati e garantiti i diritti fondamentali.
  2. Sensibilizzazione e Memoria Collettiva: Il progetto punta a sensibilizzare sia la comunità locale che quella internazionale sulle gravi violazioni di diritti umani implementati nel contesto del regime di frontiera nel Mediterraneo. Attraverso il coinvolgimento delle famiglie delle vittime, in particolare le madri e le sorelle delle persone migranti scomparse o decedute, il progetto mira a costruire una memoria collettiva che renda visibili le stragi del Mediterraneo e che dia voce alle esperienze umane, rompendo il silenzio delle istituzioni e sfidando la narrazione dominante disumanizzante e stigmatizzante. Vengono raccolte e raccontate storie di vita e resistenza, per testimoniare la lotta delle persone migranti e delle loro famiglie contro l’invisibilizzazione e la disumanizzazione.
  3. Advocacy per i diritti umani e vie migratorie legali: Il progetto promuove attivamente il rispetto dei diritti umani e spinge per la creazione di vie migratorie regolari e sicure per tutte. Una delle principali azioni di advocacy include la richiesta di interrompere gli accordi e i finanziamenti europei destinati a respingimenti e intercettazione delle persone migranti in mare. Inoltre, il progetto sollecita la creazione di canali legali per l’ingresso nei Paesi dell’Unione Europea, per garantire alle persone migranti la possibilità di cercare asilo senza dover ricorrere a percorsi pericolosi.

Output del Progetto NoMore

  1. Report Finale: Un documento che raccoglie e analizza le pratiche di violenza riscontrate lungo la rotta tra Tunisia e Italia. Viene messa in luce la responsabilità degli Stati membri dell’Unione Europea e l’impatto delle politiche di esternalizzazione delle frontiere nel contesto della repressione della mobilità umana.
  2. Supporto operativo alle famiglie: Il progetto cercherà di fornire supporto socio-legale e logistica alle famiglie delle persone migranti scomparse o decedute nell’attraversamento delle frontiere per aiutarle ad affrontare le difficoltà burocratiche legate alla denuncia, all’identificazione e al recupero dei corpi. Questo supporto mira a garantire che le famiglie possano avere accesso alle procedure legali e ottenere giustizia per i loro cari. Questo tipo di supporto si inserisce nel più ampio contesto delle attività dell’Associazione Mem.Med: memoria mediterranea e del Progetto TraMe: Tracing Memories.
  3. Rubrica mensile di storie di vita e resistenza: Ogni mese verranno pubblicate storie che raccontano le esperienze di vita e le lotte delle persone migranti e delle loro famiglie a partire dalle voci delle persone stesse che si trovano confinate in vari luoghi del territorio tunisino e mediterraneo. Questi articoli avranno come obiettivo quello di creare una memoria storica dal basso, dando centralità alla resilienza delle persone migranti e mostrando l’”agency” delle famiglie nel contestare l’invisibilizzazione dei loro cari. La rubrica sarà uno strumento per rompere il silenzio con cui le politiche migratorie celano violenze e violazioni dei diritti e promuovere una narrazione alternativa, mettendo in luce la vitalità e la determinazione di chi lotta contro la disumanizzazione del regime di frontiera.

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