Memoria Mediterranea

Morire a Sfax: la storia di Waffo e della sua famiglia

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Il viaggio di Waffo, uomo camerunense, inizia nel 2019, quando, per ragioni di sicurezza, decide di lasciare il Camerun con la sua famiglia per stabilirsi in Tunisia. Nel 2023, spinto dalla crescita di discorsi e azioni xenofobe e razziste, intraprende il pericoloso viaggio verso Lampedusa con altre 120 persone a bordo di una barca.

La strage si materializza quando la barca, inseguita in mare dalle autorità tunisine, si ribalta a seguito di una collusione. Sua moglie, incinta, e suo figlio perdono la vita, insieme ad altre persone, dando inizio a una lunga e dolorosa ricerca della verità da parte di Waffo.

Waffo, nonostante recuperi lui stesso il corpo della moglie in mare, incontra difficoltà nel processo di identificazione presso le autorità competenti, che non gli permettono di portare a termine la procedura.
Per mesi non si ferma: contatta Ambasciate, Servizi consolari e Organizzazioni internazionali. La Croce Rossa, istituzione che dovrebbe essere un faro di speranza, tramite il suo apposito programma “Restoring Family Links”, si perde nella burocrazia e nelle giustificazioni: in Tunisia, il sovraccarico di richieste e la mancanza di personale sembrano essere una scusa conveniente, mentre le famiglie delle persone disperse, già colpite dalla tragedia, devono affrontare l’indifferenza e la mancanza di sostegno, in un contesto come quello del razzismo di Stato che si è instaurato da circa un anno.

Supportando la volontà di Waffo, esperite le vie ufficiali indicatoci per un eventuale possibilità di identificazione della salma o di accessi all’obitorio della città di Sfax, ci siamo mossi sul campo prima cercando di capire le procedure esistenti e le grandi disfunzionalità che le caratterizzano, poi attivandoci per trovare alternative efficaci.

Grazie al supporto legale che abbiamo stabilito in Tunisia, il 20 luglio 2023 Waffo è riuscito finalmente ad essere ricevuto presso l’ufficio di polizia scientifica e tecnica di Sfax, accompagnato dal suo avvocato. In questa occasione, ha potuto identificare i corpi di sua moglie e di suo figlio. Consultando i dossier numerati conservati presso l’Ospedale di Sfax, ha avuto accesso alle foto dei corpi – sepolti in due cimiteri diversi – con numeri di dossier che indicavano le posizioni esatte delle tombe.

Questo processo, per quanto doloroso, ha creato un precedente nella possibilità delle persone in movimento in Tunisia di identificare i propri cari morti in mare e sepolti nell’anonimato. Un precedente importante di fronte al fallimento delle grandi istituzioni internazionali e all’incuria degli Stati, che dimostra come il coraggio delle famiglie unito ai movimenti di rivendicazione dal basso possono aprire un cammino di giustizia. Un precedente anche simbolico, in anni in cui i corpi delle persone migranti in Tunisia, dopo essere stati respinti e attaccati in mare, vengono ammassati e dimenticati come rifiuti negli obitori degli ospedali o in fosse comuni. Non solo il celebre caso di Zarziz, da cui è nato il movimento 18/18, ma anche i casi meno noti che hanno riguardato le centinaia di persone di origine subsahariana morte dopo attacchi in mare nella zona di Sfax.

Per lunghi mesi, il Signor Waffo ha cercato risposte, mosso dalla volontà di dare una degna sepoltura alla moglie e al figlio. Tuttavia, la mancanza di un sistema coordinato per il trattamento dei corpi delle persone migranti ha reso il processo frammentato e opaco, con procedure diverse in ogni regione e governatorato. E con ulteriori discriminazioni di stampo razzista, dipendenti dall’origine di Waffo.

Alcuni mesi dopo le sue perdite, nonostante le salme non fossero state ancora riconosciute, Waffo ha organizzato una cerimonia funebre nella sua casa per onorare la memoria e la vita dei suoi cari. Questo gesto, di grande valore simbolico ed emotivo, trasmetteva con forza la determinazione con cui Waffo rifiutava di abbandonare i suoi parenti all’oblio, in mezzo a migliaia di uomini, donne e bambini che muoiono ogni giorno nell’anonimato.

Pochi giorni dopo aver salutato i resti dei suoi familiari, il 23 luglio 2023, Waffo è arrivato a Lampedusa su una piccola imbarcazione di ferro. La sua storia è emblematica poiché dimostra che solo grazie a una procedura eccezionale gli è stata garantita la “normale” dignità di una sepoltura dignitosa e riconosciuta per i suoi familiari.

Mentre il regime di frontiera tende a trasformare le migrazioni in eventi eccezionali, normalizzando la morte e l’oblio ad esse associate, il signor Waffo e coloro che resistono continuano a testimoniare una forza tragica nelle morti in mare, un fenomeno che non si indebolisce e non può essere soppresso dalle politiche migratorie tra l’UE e la Tunisia.

Nel contesto del sistema di frontiera del Mediterraneo, l’esperienza di Waffo emerge come una denuncia contro la normalizzazione della morte e dell’oblio. La persecuzione delle persone migranti, siano esse tunisine o straniere, persiste anche dopo la morte, escludendo le famiglie dall’identificazione dei corpi e rendendo la ricerca della verità un processo spesso impossibile.

La storia di Waffo non è un caso isolato, ci sono altre famiglie subsahariane come la sua ed altre persone che come lui stanno lottando per avere verità e giustizia.  Se le politiche migratorie euro-africana, tramite un approccio militare e securitario, sono focalizzate sul controllo dei confini e il respingimento delle persone straniere, le conseguenze mortali dei processi migratori vengono del tutto ignorate e sminuite tanto da parte dei governi europei e nordafricani, quanto da parte del mondo delle organizzazioni internazionali umanitarie che non riesce a compiere con il mandato che avrebbe.

Waffo, gennaio 2024. Poesia per la moglie e i figli

Dans les eaux bleues de la Méditerranée des souvenirs d’amour une tragédie tissée.
Ma femme éclat d’étoile dans la nuit profonde ,
Mes enfants doux rêves emportés par les ondes .
Votre départ à été une douleur
Nous avons connu tellement de bonheur
Que vais-je faire sans vous mes amours
Arriverai-je à consoler mon âme un jour
Amour, tu es parti si loin de mon cœur


Je n’ai plus de repères sans vous
Me sentant si seul dans ce monde à présent
Sans toi l’amour de ma vie , ma passion, ma joie
Chaque jour je pense à vous


Perdu dans cette jungle à présent
A me demander pourquoi
Tu étais reine et j’étais roi
C’était si merveilleux c’était géant

Quand je viens à vous revoir
En regardant nos anciennes photos
Je ne ressens plus cet espoir
Promesse de vie, retour du renouveau

Vous êtes parti là d’où l’on ne revient pas
Dans un royaume que je ne connais pas
Mes amours , j’aurais préféré souffrir toute une vie
Que de vous avoir perdue enfermé dans cet oubli

J’aurai tout donné, mon trésor
Mais mon âme-sœur s’en est allée
Ainsi sont les mystères de la vie
Je suis là et vous êtes parti

Je garde en moi nos pensées et souvenirs
Ces moments de joie et d’intenses plaisirs
Je ne sais comment continuer mon bébé
Sans toi l’amour de ma vie à mes côtés

Nulla possiamo aggiungere alle parole di Waffo per la sua famiglia, se non il nostro rinnovato impegno al fine di continuare a lottare per giustizia e verità. Per onorare la memoria di chi ha perso la vita a causa delle frontiere.

Ludovica Gualandi
Mem.Med Memoria Mediterranea

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