Sabato 29 marzo a partire dalle 20, dopo diversi giorni di sciopero della fame, è scoppiata un’altra protesta al CPR di Trapani.
Nei giorni precedenti vi sono stati rimpatri, ancora una volta, di cittadini egiziani neomaggiorenni, che non hanno avuto accesso al diritto di difesa, nonostante la nomina di avvocato di fiducia.
Le condizioni continuano ad essere insopportabili. La violenza del sistema CPR si accanisce puntualmente contro chi cerca in ogni modo di far valere il proprio diritto di denunciare le condizioni di trattenimento o di scambiare una normale comunicazione con i propri cari.
Riportiamo alcune testimonianze:
A. “È sempre più difficile qui. Siamo completamente da soli. Siamo in sciopero della fame perché continuano a volerci togliere i telefoni. Unico mezzo di comunicazione con l’esterno.
Non sappiamo più cosa fare?
Perché nessuno viene a vedere qui come stiamo, come viviamo?”
M. “Da stamattina un nostro fratello è stato portato via. Gli hanno detto ‘prepara le tue cose, devi andare al consolato’. Non è più tornato”.
A. “Tanti continuano a tagliarsi. Sono sempre col sangue addosso. Siamo abbandonati. Capite? Qui possono fare quello che vogliono, tanto nessuno vede niente”.
Restiamo a fianco di chi si batte per la libertà, contro la violenza del regime detentivo e contro ogni frontiera.
Rete siciliana contro il confinamento