Febbraio 2025
La CommemorAction è una giornata mondiale di mobilitazione contro le morti e le sparizioni forzate lungo le rotte migratorie, istituita per onorare le vittime delle politiche di frontiera e per chiedere verità, giustizia e riparazione per loro e per le loro famiglie. Ogni anno, il 6 febbraio, questa ricorrenza si celebra in memoria del massacro del Tarajal del 2014, quando più di 200 persone tentarono di raggiungere a nuoto la spiaggia del Tarajal, nell’enclave spagnola di Ceuta. Durante l’operazione, la Guardia Civil spagnola, impiegando equipaggiamento antisommossa, impedì loro l’accesso, provocando la morte di almeno 15 persone, mentre molte altre furono respinte verso il Marocco o risultarono disperse.
L’obiettivo della CommemorAction è trasformare il dolore in un’azione collettiva, unendo le voci delle famiglie delle vittime, delle associazioni e di tutti coloro che lottano per il diritto alla libertà di movimento. Ogni anno, in diverse città del mondo, si organizzano eventi, manifestazioni e momenti di riflessione per denunciare la violenza dei regimi di frontiera e sostenere le famiglie nella loro ricerca di verità e giustizia.
Necropolitica delle Frontiere e la Lotta delle Famiglie
Le politiche migratorie europee e dei paesi mediterranei rafforzano un sistema di necropolitica, in cui le vite dei migranti vengono valutate in base alla loro “utilità” per gli Stati, decidendo quali vite meritano protezione e quali possono essere abbandonate all’oblio. La gestione securitaria delle frontiere, gli accordi di esternalizzazione e la criminalizzazione della mobilità hanno trasformato la scomparsa e la morte delle persone migranti in un fenomeno sistemico e normalizzato. In questo contesto di abbandono istituzionale, le famiglie e le comunità si organizzano per rivendicare il diritto alla verità, sfidando un sistema che le condanna al silenzio e all’invisibilità.
La CommemorAction rappresenta uno spazio politico in cui le famiglie prendono la parola, denunciano l’assenza di risposte e trasformano la loro sofferenza in una richiesta collettiva di giustizia. La loro lotta non è solo per i loro cari, ma per il riconoscimento di tutte le persone che hanno perso la vita a causa delle politiche migratorie e per fermare la normalizzazione della morte e della sofferenza lungo le frontiere.
CommemorAction 2025 in Marocco
Nel 2025, la CommemorAction si è svolta in oltre 30 città, in 13 stati tra le due rive del Mediterraneo, coinvolgendo centinaia di persone. A Oujda, in Marocco, la sala dove le famiglie e gli attivisti si riuniscono è gremita. Sulle pareti sono appese foto di persone disperse in Tunisia, Spagna, Algeria, Libia, nei Balcani e in mare. Le immagini materializzano l’assenza di notizie e di corpi. Per terra, una lunga lista di nomi si distende, e alcune famiglie, scrutando l’elenco, scoprono che i loro cari sono detenuti in Algeria. La tensione tra speranza e angoscia è palpabile.
Tra le voci più forti, quella di Fatima, madre di Oussama, disperso dal 16 dicembre 2021 dopo aver lasciato la Tunisia con altre 32 persone, si alza decisa: “Chi è responsabile?”, chiede davanti a una sala gremita. Anche Hafida, il cui fratello Mohammed è scomparso nel 2021 dopo essere partito da Rabat, denuncia l’abbandono istituzionale e la complicità delle politiche migratorie europee nella sua scomparsa.
Il giorno successivo, le famiglie si dirigono verso Saidia, al confine con l’Algeria, dove gridano: “Dove siete, voi responsabili, mentre i genitori e i parenti soffrono?”. Dall’altra parte della frontiera, chiusa dal 1994, alcune persone rispondono con gesti di solidarietà, ma la separazione resta invalicabile. Sulla spiaggia, di fronte al mare, le famiglie espongono le foto dei loro cari e osservano un minuto di silenzio per tutte le vite spezzate dalle frontiere, ma anche per il popolo palestinese, vittima di un genocidio davanti agli occhi del mondo.
In questo contesto di repressione e silenzio imposto, la CommemorAction non è solo una giornata di memoria, ma un momento di politicizzazione e lotta. Hassan A., presidente dell’Associazione per i Migranti in Situazione Vulnerabile (AMSV), sottolinea: “La CommemorAction ha uno scopo politico. Stiamo politicizzando la questione, poco a poco”. In Marocco, non è facile parlare e scendere in piazza, ma sempre più famiglie rompono il silenzio per reclamare il diritto di sapere dove si trovano i loro figli.
In un Mediterraneo che è ormai diventato un cimitero a cielo aperto, le CommemorActioncontinuano a rappresentare un atto di resistenza collettiva, un grido contro l’oblio e un richiamo alla responsabilità degli Stati. Le famiglie non smetteranno di lottare finché non avranno verità e giustizia.
CommemorAction in Tunisia: Resistenza e Memoria
Il 6 febbraio 2025, la CommemorAction si è svolta anche in Tunisia, onorando le vittime delle migrazioni forzate attraverso memoria e resistenza. In un clima di crescente repressione, dove le voci dissidenti vengono criminalizzate, le commemorazioni sono state organizzate in modo discreto, lontano da spazi pubblici visibili, per evitare interventi delle forze di sicurezza.
A Menzel Bourguiba, vicino a Bizerte, un gruppo di madri ha deciso di celebrare l’evento, tra cui Jalila T., che ha perso i suoi due figli nel 2019 durante un naufragio. Nonostante le difficoltà burocratiche, Jalila ha lottato per riportare i corpi in Tunisia, dove ora riposano nel cimitero locale. La sua storia di lotta e resistenza ha ispirato molte altre famiglie, facendo di Menzel Bourguiba un simbolo di resilienza.
La scelta di commemorare le vittime in riva al mare ha un significato profondo: il mare, simbolo di speranza e morte, è il confine tra la vita e l’ignoto. Durante la cerimonia, le madri hanno acceso candele, letto il Corano e lanciato fiori in mare per le famiglie ancora in cerca di risposte. Il gesto rappresenta una speranza per chi non ha mai ricevuto un corpo, un atto di solidarietà e di lotta contro l’oblio. Le madri di Menzel Bourguiba, nonostante la repressione, continuano a chiedere verità e giustizia, rifiutando di arrendersi all’oblio imposto dalle politiche migratorie. “Né perdono, né oblio!” è il loro grido, che invita a non dimenticare e a lottare per un mondo in cui le persone possano viaggiare liberamente e senza paura. La loro lotta è simbolo di resistenza contro un sistema che criminalizza la libertà di movimento e condanna le vite a una morte invisibile. Con ogni commemorazione, ogni azione e ogni parola, le famiglie e le comunità ribadiscono che non ci sarà pace senza giustizia, e che il diritto alla memoria è un diritto universale, che non può essere negato. La CommemorAction è un appello alla responsabilità degli Stati, affinché si assumano la responsabilità delle politiche migratorie che hanno causato migliaia di morti e scomparse, e affinché, finalmente, le vittime di queste politiche ottengano giustizia, dignità e il diritto alla sepoltura con onore.


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Il progetto The CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment, cofinanziato dall’Unione Europea e promosso da Fondazione Realizza il Cambiamento e ActionAid International Italia E.T.S. mira a promuovere, proteggere e far rispettare i Diritti e i Valori dell’Unione Europea con un approccio fondato sulla partecipazione dei/delle portatori/trici di diritti e sull’empowerment degli/delle stessi/e nel rivendicare i propri diritti. Il progetto coinvolge 70 realtà attive in tutta Italia, creando così una rete del cambiamento in grado di ascoltare e rispondere ai bisogni specifici e concreti di ogni territorio e comunità.
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