Aissatou Aisha Barry, giovane guineana di 23 anni, parte per mare nel tentativo di raggiungere l’Italia nel febbraio 2023.
Recuperata in mare durante le operazioni di soccorso dell’imbarcazione in cui viaggiava, viene fatta sbarcare a Lampedusa nella notte tra il 19 e il 20 Febbraio 2023, dove arriva – come si apprende solo successivamente – in stato di coma, su un’imbarcazione partita da Sfax, in Tunisia, che trasportava 45 persone. Quindi Aissatou Aisha viene trasportata al poliambulatorio locale insieme ad un’altra donna incinta.
Da qui le sue tracce si perdono: né la ragazza incinta che si era spostata nel frattempo nell’Hotspot di Lampedusa né il compagno di Aissatou Aisha, Mohammed, che era approdato insieme a lei, vengono informati dello stato di salute di Aissatou. Dopo qualche tempo Mohammed si rivolge ad alcuni operatori dell’ Hotspot e questi gli riferiscono che la ragazza è morta, ma gli viene impedito di vedere il corpo e di effettuare un riconoscimento della salma.
Attraverso la testimonianza del compagno della giovane guineana, si viene a conoscenza di ulteriori dettagli relativi alle caratteristiche fisiche di Aissatou Aïcha e con questi dati si interpellano le autorità le quali dichiarano informalmente che la giovane guineana sarebbe stata recuperata in stato critico in mare e sarebbe morta durante il trasporto a Lampedusa.
La sorella di Aissatou Aicha, Adama Barry, dalla Guinea viene a conoscenza di quanto accaduto e chiede di essere supportata per ritrovare sua sorella, effettuare l’identificazione e riportarla a casa. Entra quindi in contatto con il ricercatore Filippo Furri e di lì con la nostra associazione che inizia la procedura di supporto legale per la famiglia Barry.
Insieme e su più fronti, si cerca di accedere alle informazioni relative allo sbarco di quella notte per tracciare gli spostamenti del corpo che si ipotizza appartenere ad Aissatou Aïcha Barry.
Inviamo alla Procura di Agrigento denuncia di scomparsa e richiesta di identificazione. Si viene a conoscenza che il corpo sarebbe stato informalmente identificato a Lampedusa con il nome di “Aisha Barry”, sulla base di testimonianze raccolte tra i sopravvissuti al viaggio. Tuttavia, Aisha era il soprannome attribuito a Aissatou e non il nome ufficialmente registrato all’anagrafe. Pertanto sulla base di questo errore amministrativo, Adama non risultava la sorella di Aissatou e ciò ostacolava l’identificazione della salma da parte della familiare.
Nel frattempo apprendiamo che il corpo di Aissatou Aisha era stato sepolto nel territorio dell’agrigentino, nello specifico nel cimitero del comune di Montevago, circa un mese dopo dal suo recupero, quando la famiglia aveva già presentato alle autorità la richiesta di identificare e rimpatriare la salma.
La trafila burocratica per restituire il vero nome ad Aissatou Barry e permettere alla sua famiglia di riportarla a casa è lunga e complessa e si sviluppa in un percorso tortuoso tra Ambasciate, Polizie Scientifiche, Tribunali civili e Procura. In questo iter è risultato fondamentale l’intervento dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Lampedusa e il Comune di Montevago che hanno permesso di ricostruire e accertare gli spostamenti della salma.
Infine, a luglio 2024 viene accolta la richiesta di rettifica del nome attraverso l’identificazione della salma tramite visione del materiale fotografico rilasciato dalla Procura. L’avvocata dell’associazione Mem.Med che rappresenta le istanze di Adama Barry viene incaricata di effettuare con la familiare tale identificazione, che si svolge a distanza, data l’impossibilità per la famiglia di Aissatou di recarsi fisicamente in Italia.
In un pomeriggio di agosto, durante un collegamento telematico che ha unito l’Italia alla Guinea, Adama vede finalmente il volto della sorella, in uno scatto fatto alla salma al momento dello sbarco quando la giovane era già senza vita. Fin dalla prima foto che le viene mostrata Adama non ha dubbi che si tratti di lei. Aissatou infatti aveva un segno particolare inconfondibile: un diastema che era stato segnalato da subito alle autorità competenti e che costituiva uno degli elementi che potevano confermare la sua identità fin dal principio. Il dolore immenso di dover riconoscere la propria sorella con modalità tanto violente è parzialmente alleviato dal fatto di aver finalmente potuto ritrovarla e formalizzare il suo riconoscimento.
Attualmente sono in corso le procedure di correzione delle generalità con cui è stata sepolta Aissatou. Al completamento di questa fase, su richiesta di Adama e della famiglia Barry, si provvederà a presentare richiesta per estumulare il corpo di Aissatou e farlo finalmente tornare in Guinea.
E’ passato più di un anno e mezzo da quando Aissatou ha lasciato la sua terra per raggiungere l’Europa affrontando tutta la violenza delle frontiere che la proteggono come una fortezza.
Aissatou è morta in mare ed è stata, come tante altre persone prima e dopo di lei, sepolta in terra frettolosamente, senza cura della sua persona, del suo nome, dei legami con la sua comunità di appartenenza. Una morte ingiusta che ha reciso anche il suo diritto di esistere in seno ad una famiglia che, ciononostante, non ha mai smesso di lottare per riaverla.
Qui le parole della sorella Adama Barry con cui vogliamo ricordare Aissatou Aïcha Barry:
“Aïcha era una ragazza piena di sogni, come tanti altri giovani africani. Era una ragazza molto ambiziosa e determinata, il cui obiettivo era avere un futuro migliore e far uscire la sua famiglia dalla povertà, ma ahimè Dio ha deciso diversamente. La ricordiamo come una ragazza intelligente e sorridente che amava condividere la gioia con chi le stava intorno. Fin da piccola diceva: “mamma mia, un giorno ti farò uscire da tutta questa miseria”. Aïcha se n’è andata, lasciando un grande vuoto dietro di sé. Era la speranza di un’intera famiglia. Che la sua anima riposi in pace e che riposino in pace le anime di tutti i morti nel Mediterraneo.”