Ad un anno dal naufragio di Steccato di Cutro – dal quale procedeva l’ulteriore ferocia politica nominata indegnamente con il Decreto L. 50/23 espresso nel CDM proprio nel sito della strage – nei giorni a ridosso del 26 febbraio 2024 torneremo a Crotone e Cutro, nei luoghi di rabbia e di lotta accanto alle persone sopravvissute e ai familiari delle oltre 94 persone morte e scomparse il 26 febbraio scorso, per sostenere le rivendicazioni di verità e giustizia sulle responsabilità taciute a Cutro e su tutti i naufragi “fantasma” che continuano a susseguirsi ininterrottamente nel Mediterraneo e lungo le frontiere europee.
Oggi come un anno fa la nostra posizione rimane chiara e priva di ambiguità: Cutro è stata una strage di Stato come tante prima e dopo quella terribile notte.
Lontano dalle passerelle filogovernative, dalle possibili appropriazioni politiche e strumentalizzazioni delle cerimonie ufficiali, saremo a Crotone per ascoltare e diffondere le parole e le azioni di coraggio e di resistenza dei familiari e delle persone sopravvissute, nonché per denunciare chiaramente le politiche migratorie, l’esternalizzazione del sistema di frontiera nei Paesi terzi e la negazione delle morti e delle scomparse a causa di tale regime.
Saremo lì per dare il nostro supporto a chi ha vissuto e vive ancora quella violenza, coloro i quali – tra i cadaveri del Palamilone e sulla spiaggia di morte di Steccato – ci hanno insegnato con le loro rivendicazioni ferme e limpide cosa significa lottare per verità e giustizia, nonostante i tentativi di sovradeterminazione o di criminalizzazione.


Palamilone, Crotone, protesta ei familiari delle vittime della strage contro il trasferimento delle salme. Ph: Silvia Di Meo
Contro tutte le stragi di Stato, soprattutto quelle meno note; contro le politiche migratorie che assassinano impunemente; contro le istituzioni che ignora il diritto alla verità e il diritto di sapere; il diritto alla restituzione di uno nome e alla degna sepoltura, saremo lì a sostenere la Memoria Mediterranea che i familiari, i sopravvissuti e i testimoni rappresentano.

Lì dove la morte è normalizzata e dimenticata, negli spazi di frontiera dove l’indifferenza sistemica è un’arma letale, sosteniamo il cammino di lotta solcato dai familiari, per la dignità di tutte le persone che un anno fa, come oggi, muoiono o scompaiono sulle tracce della libertà.
Qui il comunicato stampa della Rete 26 febbraio e di seguito le traduzioni in:
Mem.Med Memoria Mediterranea