l 7 Giugno 2024 Seabird avvista 11 corpi in mare al largo delle coste libiche. Le salme vengono recuperate in mare dalla nave Geo Barents della Ong MSF.
Mem.Med viene contattata da alcune famiglie di origine eritrea che si trovano in Europa e suppongono che i loro cari, partiti dalla Libia tra il 22 ed il 24 maggio 2024, possano essere tra i cadaveri recuperati. Si tratta di uomini molto giovani, tra i 17 e i 36 anni. Molti erano riusciti a parlare con i loro cari solo in concomitanza della partenza.
Abbiamo quindi attivato il necessario supporto legale e proceduto con la raccolta di informazioni utili (dati fisici e biometrici, foto recenti) relative alle persone scomparse per depositare la formale denuncia di scomparsa presso le autorità competenti. I corpi ritrovati si trovavano in avanzato stato di decomposizione ed era dunque impossibile effettuare il riconoscimento attraverso foto; i parenti non erano inoltre a conoscenza dei dettagli relativi all’abbigliamento al momento della partenza.
Per tale situazione l’unica via percorribile è stata quella della comparazione del materiale genetico per poter verificare l’identità delle salme che oggi si trovano sepolte in Sicilia. Con questo scopo alcuni dei familiari si sono recati a Milano alla ricerca di informazioni ma sono poi tornati nei Paesi di residenza senza soluzioni. La rete della comunità eritrea li ha poi messi in contatto con la nostra associazione per comprendere che procedure attivare per effettuare il prelievo del DNA.
Le famiglie eritree delle persone disperse vivono in Francia, Germania e Svizzera. Si tratta di fratelli e sorelle emigrati in Europa in cerca di pace e giustizia e che attendevano che anche i loro cari potessero raggiungerli. Tutti hanno vissuto le atrocità del cammino verso l’Europa e le torture in Libia.
“Quanto tempo ci vorrà a sapere se mio fratello è tra i corpi ritrovati?” “Posso vedere il suo corpo”? Non ha più parenti, ci sono solo io che sono un cugino, lo so che per il prelievo di DNA questo è un problema, ma lui non aveva più nessuno” – riporta affranto V. T.
“Non so cosa abbia vissuto, posso solo immaginarlo, avendo fatto io stessa quel percorso, diversi anni fa”- dice F. mentre cerca di trovare risposte a tante domande irrisolte. “Quanto tempo ci vorrà a sapere se mio fratello è tra i corpi ritrovati?” “Posso vedere il suo corpo”?. “ non ha più parenti, ci sono solo io che sono un cugino, lo so che per il prelievo di DNA questo è un problema, ma lui non aveva più nessuno.”- riporta affranto V. T. “ le famiglie al paese aspettano notizie, sono tutti molto preoccupati, mia madre non fa che piangere”.
L’avvocata dell’associazione ha inizialmente dovuto verificare, con le autorità competenti, i dettagli relativi al luogo preciso di ritrovamento, i tempi di permanenza in mare dei corpi ritrovati, i dati biometrici principali; tali fattori sono infatti determinanti per poter almeno stabilire la probabilità che i corpi ritrovati potessero essere tra quelli estratti dal mare.
In questo periodo la nostra associazione si è attivata per trovare i riferimenti dei comitati di Croce Rossa nei paesi di residenza delle famiglie dei dispersi per attivare i passaggi formali necessari al prelievo del DNA ai fini della comparazione con quello dei corpi ritrovati.
Va qui riportato che alcuni parenti recatisi presso gli uffici dei Comitati della Croce Rossa locali, hanno riscontrato alcune difficoltà che riteniamo rilevanti: alcuni operatori non sapevano come aiutarli; altri hanno rifiutato di dare loro informazioni dirette ed hanno richiesto di poter interloquire prima con la nostra associazione, fatto quantomeno discutibile, considerando che i diretti interessati alla ricerca dei cari e quindi depositari di informazioni utili per comprendere quali procedure attuare sono proprio i parenti.
In ogni caso, abbiamo inviato una mail di approfondimento e di richiesta di aiuto al PFL (Protecting Family Link) della Croce Rossa Internazionale, che a fronte di tali ostacoli ha interloquito direttamente con le sedi dei Comitati in cui si erano recati i cittadini eritrei per facilitare le relazioni e gli scambi di informazioni.
Abbiamo constatato in questi anni che per quanto riguarda le operazioni di ricerca dei dispersi non sembra esistere una prassi comune nemmeno all’interno della Croce Rossa, poiché ogni Paese agisce secondo le proprie regole.
Perciò, anche in questo caso, le relazioni dei cittadini eritrei – che sono auto-organizzati in una comunità di auto aiuto, condivisione di informazioni e contatti, avendo vissuto i traumi della migrazione ed avendo ampia esperienza della morte in mare di parenti ed amici – sono state fondamentali per affrontare queste vicende.
I prelievi del Dna dei familiari sono stati effettuati tra la fine di settembre e la fine di ottobre, solo per alcuni parenti, alcuni sono ancora in attesa. Le procedure relative al riconoscimento dei corpi sono estremamente lunghe e richiedono attenzione e rispetto del dolore delle persone coinvolte, che vorrebbero poter almeno trovare ristoro ai loro dubbi e forse poter ricordare, raccontare chi erano i loro cari.
Questo tempo di attesa, di lungaggini procedurali, di disfunzioni nelle prassi non aiutano nemmeno a “poter ricordare”, a mettere a fuoco volti, storie, sogni, non aiutano a definire il confine del dolore che dilaga nei cuori dei familiari e non dà pace.